martedì 19 luglio 2016

In ricordo del giudice Paolo Borsellino....

IL GIUDICE PAOLO BORSELLINO… IL CORAGGIO DI CONTINUARE “QUELLA GUERRA” CONSAPEVOLE DELL’ESTREMO SACRIFICIO.


Oggi ricorre l’anniversario dell’attentato mafioso al giudice Paolo Borsellino a Palermo il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a 57 giorni di distanza dall’altro attentato mafioso in cui perse la vita l’amico Giovanni Falcone.
Il giudice Borsellino continuò sulla strada che aveva tracciato insieme al suo amico che già aveva portato a grandi risultati assestando pesanti colpi a Cosa Nostra fin dai tempi del maxi processo alla mafia.
L’amore smisurato per la sua Sicilia e il desiderio di giustizia, libertà e di senso dello Stato, lo portarono quasi a completare il quadro che vedeva nei loschi affari della mafia diretti collegamenti con la politica, le istituzioni dello Stato, l’imprenditoria e l’industria in tutta Italia; tutto questo frutto di anni di lavoro e di indagini purtroppo accompagnate da una lunghissima scia di morte.

Non si fermò il giudice Borsellino! Continuò da solo contro tutti! Abbandonato anche da quello “Stato” a cui dedicò una vita intera e che esortava i giovani siciliani ad amare! Pur sapendo che c’era un auto carica di tritolo in giro per Palermo che attendeva il momento giusto per colpire.
La mafia scelse giorno, ora e luogo con criminale lucidità…
Una strage nel cuore di Palermo destinata a colpire il magistrato siciliano e la sua scorta: con lui muoiono anche cinque poliziotti. Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio, il cui corpo è stato trovato nel giardino di un appartamento al piano terreno dell'edificio), Agostino Catalano, Vincenzo Limuli, Walter Cosina e Claudio Trainama.
Borsellino, proprio come Falcone, conosceva da palermitano ogni sfumatura degli uomini che facevano parte di Cosa Nostra. Ne comprendeva la logica, il codice, le motivazioni, perfino gli sguardi, senza aver bisogno di nessuno che li interpretasse. Un patrimonio che lo rendeva di fatto, insostituibile. E proprio per questo, dopo la morte di Falcone, era il candidato ideale a procuratore capo della nascente procura nazionale antimafia, e quindi a diventare il nemico numero uno di Cosa Nostra.

Dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vivono la madre e la sorella. Antonio Villo, l'unico sopravvissuto della scorta, ma gravemente ferito, racconta quello che successe in quel pomeriggio del 19 luglio 1992.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo, esplode al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti. L'attentato è stato compiuto alle 17.00 in punto davanti al civico 19. La deflagrazione, di una violenza inaudita, è stata avvertita in gran parte della città. Quando, sull'eco del boato, hanno cominciato a convergere mezzi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e autoambulanze, quanti sono arrivati per primi sul posto non hanno creduto ai propri occhi. L'edificio in cui era diretto il magistrato è sventrato alla base e i segni di lesioni consistenti e infissi divelti fino al quinto piano. Una ventina di automobili che bruciavano, cadaveri e resti umani sull'asfalto.
Ufficialmente nessuno era a conoscenza degli spostamenti di Borsellino, che solo all'ultimo minuto, comunicava ai poliziotti addetti alla vigilanza itinerario e destinazione. La mafia comunque sapeva che Paolo Borsellino, e lo aveva dimostrato in molte occasioni circolando solo per le vie di Palermo, non rinunciava ad un minimo di vita "normale". E sapeva che tra le tappe "obbligate" c'era la vista all'anziana madre.









Sonnino in Azione ha deposto un omaggio floreale alla targa in memoria per i giudici Falcone e Borsellino.





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                                                                                                       -SONNINO IN AZIONE- 

venerdì 15 luglio 2016

Attentato di Nizza la nostra vicinanza e solidarietà al popolo francese…

Attentato di Nizza la nostra vicinanza e solidarietà al popolo francese…

Fratelli? Ma quali fratelli? Non sono nostri fratelli assassini e criminali senza patria ne onore!


Tristezza e sgomento per l’ennesimo attentato terroristico a Nizza che ha colpito la Francia e tutta l’Europa.
Ancora una volta le vittime sono cittadini inermi uomini, donne, bambini, anziani senza distinzioni in una tranquilla serata di festa.
Solo una mente perversa e piena di odio può scagliarsi con un camion a tutta velocità su persone che stanno tranquillamente passeggiando su un lungo mare una sera d’estate.
Ci rattrista però ancora una volta constatare la totale inadeguatezza della politica europea ed internazionale incapace di dare risposte con una classe dirigente così scarsa come poche volte si era mai vista.
Molte le domande, le contraddizioni, le colpe che vedono la polizia, servizi di sicurezza francesi ed europei nel mirino, quando invece questi ultimi agiscono e lavorano sulle direttive imposte dai governi… Linee politiche alquanto discutibili che non garantiscono né sicurezza né integrazione e gli esempi ormai sono purtroppo innumerevoli.
Siamo convinti che non si può prevedere perfettamente l’atto criminale di un “fanatico assassino” che può in ogni modo e in ogni momento disseminare terrore ovunque, come ad esempio qualche settimana fa la strage dei nostri connazionali a Dacca nel Bangladesh; ma questi “mostri” non cadono dalle nubi… Sono cittadini francesi, europei, immessi nel forzato circuito del multiculturalismo e pluralismo che sta fragorosamente fallendo, o forse non è mai esistito ma è sempre stata una “bandiera di comodo” di questi governi così “democratici” e “liberticidi” che arbitrano sulle nostre vite.
Idea, quella “democratica” e della falsa morale, che sta annientando l’Europa dei popoli, delle città, delle tradizioni, della cultura.
Diceva Giorgio Almirante: “Democratico è un aggettivo che non mi convince… e in Parlamento so stare senza cedere ai suggerimenti ed alle false tentazioni della democrazia.”
Un clima di terrore quindi, mescolato al politicamente corretto della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà.
Ci si rifà ogni volta a discorsi di comodo…. Tutti fratelli…Ma quali fratelli???
Questi sono criminali senza patria ne onore che drogati nel fisico e nello spirito commettono le peggiori atrocità.
Noi non consideriamo fratelli coloro che ammazzano, uccidono, sequestrano, sottomettono in nome di una religione che ancora ad oggi non condanna e non prende una plateale posizione e che vede proprio nella “sottomissione” la regola principale del loro credo.
Non ci potrà mai essere dialogo e condivisione se da una parte si vogliono abbattere i muri e dall’altra vengono ricostruiti più spessi ed invalicabili di prima.
Non ci potrà mai essere un dialogo se vediamo che nel quartiere belga di Molenbeek, covo degli attentatori di Parigi, o nella città di Marsiglia, vige l’omertà e l’ostruzionismo da parte della comunità islamica.
Non ci potrà mai essere un dialogo con chi “segretamente” predica e interpreta la propria religione.
Da qui nasce il terrorismo più o meno religioso come quello dell’attentatore di Nizza.


Vicinanza al popolo francese ed un pensiero alle vittime del vile attentato di Nizza. R.I.P.


                                                                                                        -Sonnino in Azione-