EMERGENZA
IMMIGRAZIONE: L’ITALIA NEL MEZZO DELLA TENAGLIA TRA IL CINISMO EUROPEO E
L’INCAPACITA’ DELLA CLASSE POLITICA NAZIONALE.
Il
fenomeno immigratorio che sta interessando l’Europa negli ultimi anni ed in
particolar modo l’Italia, sta mettendo sempre più in risalto il fallimento di
quell’Unione Europea pensata ed istituita per favorire il dialogo tra le
Nazioni del Continente, accrescere lo sviluppo economico ed industriale di ogni
singolo Stato e per tutelare quella pace e quella solidarietà dopo gli immani
conflitti del 900.
Un
fallimento a cui si aggiunge quello che ci interessa in modo diretto, interno e
tutto italiano della classe dirigente che negli ultimi anni ha preso le redini
del governo nazionale a suon di intrighi di palazzo mettendo all’angolo gli
italiani di fronte ad una crisi economica e sociale senza precedenti,
trascurando le loro problematiche e le loro esigenze, dimenticando che una
Nazione civile vota democraticamente il proprio governo.
Questa
nostra breve introduzione vuole quindi focalizzare l’attenzione sul contesto
sociale, politico ed economico in cui è inserita l’emergenza immigrazione,
certi che una classe dirigente competente, coraggiosa ed al servizio del
proprio popolo avrebbe gestito la vicenda in modo più umano e nell’interesse di
tutti… Ma questa sembrerebbe ormai…FANTASCIENZA…
Il
fenomeno immigratorio nella Storia dell’uomo ciclicamente si è sempre
verificato, in ogni parte del mondo con le cause che possono essere di svariata
natura: economiche, lavorative, alimentari, climatiche, politiche, religiose.
Il
flusso dei migranti che negli ultimi anni dal Nord-Africa si riversa nelle
coste italiane, trovando geograficamente nell’Italia la prima porta verso
l’Europa è un misto di emergenza umanitaria, delinquenza e speculazione
economica allo stato puro…
A
causa delle destabilizzazioni politiche interne in questi paesi africani,
soprattutto quelli affacciati nel mediterraneo per esempio come la Libia e
l’Egitto, dove si sono sviluppati a macchia d’olio numerosi gruppi criminali
che si occupano di organizzare i viaggi della disperazione, dove ogni migrante
paga con cifre assurde una traversata pericolosissima stipati in barconi
fatiscenti che purtroppo molto spesso a causa del carico eccessivo affondano in
mare portando via con se molte vite umane, con episodi ormai tristemente noti e
all’ordine del giorno.
Ci
sarebbe molto da dire sulla questione dei flussi, di come si potrebbe gestire
anche sul posto l’emergenza dalla comunità internazionale (invece di metterci
solo piede per sfruttare le loro risorse per esempio “petrolifere”) su quello
che si poteva fare e che non è stato fatto per aiutare questi paesi ed evitare guerre civili e caos di ogni genere
ma ci dilungheremo troppo mentre vogliamo concentrarci giustamente su quello che
questa emergenza sta comportando a livello nazionale e nei territori
interessati insieme all’impatto sociale che sta avendo questa emergenza.
Quello
che si sta verificando in Italia e lo abbiamo visto da vicino anche a Sonnino
qualche mese fa, è una vera e propria gestione approssimativa e scellerata del
problema! Con le prefetture che lasciano da soli i territori passando la patata
bollente ai sindaci ed alle amministrazioni locali, quest’ultimi gli unici che
poi tra l’altro, interloquiscono con la gente che giustamente si ritrova vicino
la porta di casa un “centro accoglienza di fortuna” casomai senza riscaldamento
per l’inverno, senza bagni funzionali e senza vestiario.
Le
stesse prefetture che delegano anche la gestione dei migranti alle cooperative,
che stanno nascendo come i funghi, che indisturbate e senza controllo stipano
uomini e donne in ogni luogo disponibile come per esempio ex magazzini o case
ormai in abbandono, favoriti dal placido consenso di un privato dietro il
pagamento di un buon affitto.
Ci
teniamo a dire, come in occasione della nostra presa di posizione a gennaio
quando a Sonnino vennero trasferiti in uno stabile in via Roma un gruppo di
migranti senza nemmeno un preavviso alle autorità locali, che l’accoglienza
regolamentata, controllata e ripartita equamente a livello nazionale ed europeo
non sarebbe la nostra bandiera (perché siamo sempre dell’idea che si poteva e
si può ancora agire in modo diverso anche dalle zone di partenza dei migranti)
MA, farebbe si che questa emergenza mal gestita dal principio non porterebbe
anche a destabilizzazioni sociali come scontri e rivolte o alla creazione di
ghetti, sistema che l’Europa “dovrebbe” aver superato già da tempo…
Non
siamo assolutamente d’accordo sia sugli organi di vigilanza che su quelli di
gestione di questo problema e lo stiamo vedendo in tutta Italia; non è una
questione di razzismo o xenofobia, come giornali, giornalai ed asserviti al
potere tentano di scrivere per screditare cittadini o gruppi organizzati che si
ribellano a questa gestione, qui si parla di umanità e di civiltà è ben
diverso!
Stipare
(perché di questo si tratta la maggior parte delle volte) 30/40 o 50 persone in
uno stabile o in una zona di qualsiasi città o paese italiano dovrebbe
comportare numerose valutazioni, come ad esempio l’impatto sociale di riversare
comunque per le strade gruppi di ventenni, trentenni o quarantenni senza alcun
tipo di impiego in totale condizione oziosa e senza controllo giornaliero
dovrebbe far almeno porre il problema a chi pensa che la soluzione debba sempre
essere imposta dall’alto ed eseguita “perché così vuole l’Europa!”.
NO!
NON SIAMO D’ACCORDO! L’integrazione di cui in molti si riempiono la bocca, non
è questo! E non basta di certo accodarsi alle parole di Papa Francesco o dei
vescovi della CEI, troppo comodo, soprattutto per chi nella chiesa cattolica ha
trovato sempre l’acerrimo nemico!
Integrazione,
quella vera, è lavorare seriamente per far si che ci siano le giuste
condizioni, per cui ogni essere umano anche di diversa etnia, religione e
sesso, venga messo nelle condizioni di vivere dignitosamente e con aspettative
future. Ma tutto ciò può avvenire solo se ci siano vere intenzioni di
affrontare seriamente il problema da parte del governo nazionale. Serve
coraggio, risolutezza e trasparenza ma i signori che sono seduti a Roma non
hanno nulla di tutto questo nel loro bagaglio sia in questa che in altre
emergenze. (Vedi lavoro, sicurezza, sanità, terremotati).
La
dimostrazione del fatto è che se c’è la volontà anche l’accoglienza può funzionare
ed essere gestita per il meglio, progetti come lo S.P.R.A.R. di cui si è
avvalso anche Sonnino per esempio, sono un ottimo sistema di accoglienza e
integrazione, dove intere famiglie vengono accolte, registrate con un budget
già stabilito per il loro sostentamento, il tutto sempre in modo temporaneo e
non definitivo in attesa di una sistemazione autonoma o di un trasferimento
anche in un'altra nazione dell’Unione Europea.
Nello
stesso tempo però, la coperta è corta e non possiamo restare indifferenti anche
agli appelli della gente comune alle prese con una crisi economica che non
accenna a fermarsi ed una disoccupazione che sta mettendo a rischio un’intera
generazione, accompagnata da un mercato del lavoro che ha pericolosamente fatto
un salto indietro di 40 anni con diritti calpestati e salari troppo bassi… Il contesto economico in cui stiamo vivendo
sta portando a delle ripercussioni anche nella società attuale e non è il
miglior clima per far si che questa emergenza si aggiunga ai tanti problemi già
esistenti nella Nazione, ed è proprio qui che uno Stato serio e capace dovrebbe
capire ed intervenire, invece di lasciare al proprio destino ed al libero
arbitrio cooperative, immigrati e cittadini italiani.
In
conclusione, siamo dell’idea che integrazione sia civiltà; ma una civiltà ha
bisogno di regole, di condivisione, di radici, di controllo, ce lo insegna la
storia, con i giusti paragoni s’intenda, di come la stessa Roma antica
dell’integrazione di popoli che aveva sottomesso militarmente ne fece in
seguito uno dei suoi punti cardine, finché però riuscì ad amministrarne il
controllo e la gestione, ma quando quel sistema cessò di funzionare anche Roma
pagò le conseguenze a caro prezzo.
SONNINO
IN AZIONE