“LE
MACERE”, DALLA FUNZIONALITA’ AGRICOLA ALLA SICUREZZA DEL TERRITORIO.
Fin dai
tempi antichi i muri a secco, “le macere”, per noi sonninesi, sono sempre stati
un simbolo della mano dell’uomo di rendere ospitali e funzionali anche i luoghi
più sperduti ed impervi, opere d’arte
del lavoro contadino.
Veri e propri terrazzamenti che permettevano
di coltivare e di rendere fertile ogni tipo di terreno; infatti nei tempi in
cui ogni metro di terra posseduta era una fortuna di inestimabile valore, vi si
traeva massimo profitto e “le macere” hanno permesso per esempio di coltivare
grano, anche nelle montagne a differenza di come
siamo abituati oggi a vederlo
solo nelle distese pianeggianti. Nel
nostro territorio e soprattutto nelle nostre colline di muri a secco ce ne sono
infiniti esempi, alcuni addirittura lunghi svariati metri che attraversano più
proprietà ed a volte delimitavano anche i confini.
Erano
opere che oltre a permettere la comoda coltivazione in punti difficili,
soprattutto degli ulivi, fungevano anche da drenaggio e rafforzamento dei
terreni impedendo, soprattutto nei periodi di forti piogge, frane e danni che
l’acqua poteva portare, infatti il loro compito era di rendere compatto il
terreno e di permettere all’acqua di scorrere in punti specifici ovvero nelle
apposite fosse “le cavate” senza rovinare le colture.
“Le
macere”, i nostri muri a secco, avevano anche il compito di rendere sicuro il
nostro territorio perché soprattutto nelle proprietà adiacenti alle strade i
terrazzamenti ed i muri a secco oltre ad essere funzionali a livello agricolo
dovevano anche impedire frane o smottamenti sulle vie di transito.
Tutto questo
richiedeva una giusta ed attenta manutenzione periodica, ma il metodo era
estremamente efficace ed ha permesso per secoli il mantenimento del nostro
territorio e della sua principale fonte di sopravvivenza, l’agricoltura.
Oggi sono
diventati “monumenti naturali” purtroppo in rovina, causa l’abbandono delle campagne,
per svariati motivi che non stiamo qui noi a sindacare, ma tutto questo sta
portando in alcune zone del paese anche a dei problemi di sicurezza, con frane
improvvise di muri a secco in proprietà abbandonate con la totale assenza di
fosse per la raccolta dell’acqua.
La natura
non guarda e non tiene conto che oggi 2015 la nuova generazione ha milioni di
impegni di diverso genere e sicuramente più importanti di un muro a secco, si
riprende ciò che è suo senza chiedere permesso con le sue piogge sempre più
violente (ovviamente a causa dell’inquinamento dell’uomo) che portano a frane
ed a modifiche dei territori a volte anche in modo catastrofico.
Sta a noi
far si che tutto questo avvenga con il minor “rumore” possibile ricordandoci
ogni tanto che riprendere lezioni ed insegnamenti dai nostri antenati, che
potevano anche non sapere leggere e scrivere ma non erano sciocchi, può solo
aiutarci a costruire un futuro migliore non in contrasto con l’ambiente e la
natura.
Quindi
cari concittadini: “Arefecemo le cavate e areizzamo le macere!”
-SONNINO IN AZIONE-