DESTRA ITALIANA, UN
PASSATO CHE SEMBRA ORMAI TROPPO LONTANO… UN PRESENTE ED UN FUTURO IN QUESTA
DIREZIONE? NON SCHERZIAMO, LA DESTRA E’ UN'ALTRA COSA…
Sono passati anni ormai
dal marzo 2009 quando l’ultimo congresso di Alleanza Nazionale, che portò allo
scioglimento del partito ed alla confluenza nel Popolo della Libertà, mise fine
ad una storia che aveva lasciato una grande impronta nella politica nazionale
dal dopoguerra; un partito erede del Movimento Sociale Italiano che aveva
saputo tenere a se le anime e le correnti di quella destra nata e cresciuta
nelle strade e nelle sedi di partito delle città italiane.
Senza ripercorrere tutta
la storia che già da molti/troppi è stata rispolverata e rigirata a piacimento,
ripercorriamo brevemente il percorso della destra sociale italiana.
L’M.S.I. nacque
nell’immediato secondo dopoguerra, in una situazione politica e sociale
rovente, fatta di scontri, violenze, vendette in un Italia che con grande
fatica provava a risollevarsi dalle macerie della guerra.
Grandi personaggi avevano
caratterizzato la nascita ed i primi anni di militanza del M.S.I. come Giorgio
Almirante, Pino Romualdi, Augusto De Marsanich, Arturo Michelini, Pino Rauti,
Junio Valerio Borghese.
Fino agli anni 60’ il
Movimento oscillò con buoni risultati dal 2% al 6% a livello nazionale; fu
negli anni 70’ che il Movimento Sociale Italiano ebbe una crescita esponenziale
arrivando allo storico risultato del 9% al Senato e 8,6 % alla Camera del 1972
con una grande crescita del movimento giovanile, il Fronte della Gioventù, che
camminava di pari passo con la guida incontrastata Giorgio Almirante fino alla
fine degli anni 80’.
La politica del M.S.I. fu
caratterizzata dal conservatorismo sociale, nazionalismo identitario e
patriottico, antimperialismo americano, anticomunismo, socializzazione dell’economia
e la giustizia sociale.
Con l’avvento della nuova
classe dirigente a cavallo tra gli anni 80’ e 90’ dopo la scomparsa del leader
storico Almirante, il
nuovo leader divenne Gianfranco Fini supportato dall’ala militante che negli
anni 70’ e 80’ era cresciuta nelle file del movimento giovanile del partito.
Il M.S.I. intraprese una
strada volta all’apertura e al dialogo verso le altre forze politiche che non
si riconoscevano nell’area di influenza della sinistra italiana, il tutto in un
clima di instabilità politica della nazione scossa dalle stragi di mafia e
dall’avvento di tangentopoli.
Ne scaturì nel 1994 dopo
una serie di “avvicinamenti”, un’alleanza con Forza Italia nuovo movimento politico
capeggiato dall’imprenditore Silvio Berlusconi che portarono successivamente al
congresso di Fiuggi del 1995, dove venne sciolto il Movimento Sociale Italiano
e fondata Alleanza Nazionale i quadri dirigenti rimasero prevalentemente
identici ma ci furono delle fuoriuscite di componenti storiche dal congresso
tra cui quella di Pino Rauti che successivamente fondò il Movimento Sociale
Fiamma Tricolore.
Anche il movimento
giovanile venne riformato con il Fronte della Gioventù che lasciò spazio ad
Azione Giovani.
Le esperienze politiche
dei governi Berlusconi I,II,III furono caratterizzate da grandi risultati nelle
varie elezioni politiche arrivando anche al 15% a livello nazionale ma in
generale attestando la media ben sopra il 10%.
Nei governi Berlusconi
che si susseguirono diversi furono i ministeri ed i ruoli istituzionali
assegnati a componenti di Alleanza Nazionale, quindi il completamento di un
percorso politico che aveva portato ad una grande affermazione del partito in
tutto il territorio nazionale, infatti furono molte le regioni e le provincie e
le città dove Alleanza Nazionale fu assoluta protagonista.
Grandi risultati vennero
raggiunti, molte le azioni portate avanti nelle varie legislature da un ramo
politico che mai nella storia repubblicana era stato vera maggioranza di
governo.
Non tutto però andava per
il meglio, i ruoli istituzionali e di potere si ripercuotevano nel partito,
dove la stessa classe dirigente trascurò l’ipotesi e l’esigenza di un vero
ricambio generazionale che poteva garantire un’azione politica volta al futuro,
invece, come il più italico degli errori, tutti rimasero ben attaccati alle
poltrone ed al potere che pareva sempre più duraturo, mettendo in secondo piano
la salute e l’operato del partito.
Tutto ciò quindi, portò
ad un graduale impoverimento dell’azione politica ed un distacco sempre
maggiore con il proprio elettorato, soprattutto quello più identitario e
sociale, che cominciava a vedere nell’alleato Berlusconi e nel suo partito
Forza Italia un’egemonia che metteva a rischio l’esistenza e l’indipendenza
stessa di Alleanza Nazionale.
Un malessere generale che
si manifestò anche all’interno del partito stesso, dove si erano sviluppate
essenzialmente due correnti, una quella maggioritaria legata fortemente
all’alleanza con Berlusconi ai quadri dirigenti di Forza Italia ed ai ruoli di
governo, dove tutti i maggiori esponenti del partito si erano schierati su
questa linea; l’altra corrente invece, quella minoritaria, critica verso la
linea intrapresa dagli organi dirigenti, auspicava un ritorno alle origini del
partito ed ai valori che ne avevano caratterizzato la storia, corrente però
troppo debole per imporre la linea alternativa.
Il risultato che scaturì
da questa politica portata avanti dalla classe dirigente di Alleanza Nazionale
capeggiata da Gianfranco Fini, fu un autentico disastro, che ebbe il clamoroso
epilogo nel marzo del 2009 con lo scioglimento del partito per confluire nel
Popolo della Libertà, contro il volere dell’elettorato stesso.
Fin da subito si assistette
alla disgregazione di un tessuto militante che era ben radicato nel territorio
nazionale. Grandi e storiche sezioni politiche chiusero i battenti, erano
diventati negli anni veri e propri punti culturali nel panorama della destra
italiana con il fiore all’occhiello dei movimenti giovanili che ruotavano
intorno ad Alleanza Nazionale e ad Azione Giovani.
Un patrimonio militante e
politico costruito con anni di militanza nei territori, frutto di generazioni
che si erano avvicendate; se una corrente minoritaria nel 1995 pensò che la
Svolta di Fiuggi fosse stata un male, ma un partito ed un’organizzazione
nonostante tutto rimanevano ed andavano avanti, quella della confluenza del
2009 nel PDL fu un disastro clamoroso che portò alla creazione del nulla.
Fu il funerale della
destra sociale della nazione, che storicamente era sempre stata presente nello
scenario politico italiano.
Tutto ciò successivamente
portò a problemi anche all’interno del neonato PDL con lo stesso Fini che ne
uscirà insieme ad altri ed il completo scioglimento anche della coalizione
stessa nel 2013.
Quello che rimase del
vecchio quadro dirigente di Alleanza Nazionale si è riciclato dentro i vari
partiti che sono rimasti nell’orbita di un decrepito centro destra,
susseguendosi negli anni ad appoggiare vari governi di palazzo coerenti quindi
con la linea intrapresa nel passato di un feroce attaccamento alla poltrona
anche non contando un bel niente; alcuni sono incappati in scandali vari e
fatti ancora misteriosi; altri sono scomparsi dallo scenario politico, forse
facendo la cosa migliore.
Cosa ne è rimasto quindi
del sacrificio della destra sociale italiana? Risposta, nemmeno le macerie!
Anzi, si sono persi dei
riferimenti che anche nei momenti complessi potevano fare da guida e non incentivare
il sentimento di anti-politica che regna ad oggi nella Nazione, soprattutto si
è favorito il modus operandi della sinistra nei giochi di palazzo (a cui anche
il centro destra si è prestato molto volentieri) con governi tecnici ed inciuci
a non finire che hanno portato negli ultimi anni ad ulteriori disgrazie
soprattutto senza il consenso popolare e la responsabilità politica delle
scelte.
Viene da sorridere quando
si guarda al panorama odierno del centro destra; molti hanno provato o stanno
provando ad impadronirsi di quell’elettorato della destra sociale italiana che
sembra essere “scomparso dai radar”, non è così invece, parte di quello che
resta di quel mondo ancora c’è, ma semplicemente non è in vendita e non è
fortunatamente acquistabile da nessuno, tantomeno dai politicanti da quattro
soldi che pensano e sperano che talk-show, social network, e invenzioni varie
possano far dimenticare la loro totale assenza, la non curanza dei problemi giornalieri della gente, dei
territori che in passato erano grandi bacini elettorali per la destra e che
sono stati lasciati consapevolmente a se stessi.
Questi nuovi partiti che
mirano a quello che fu l’elettorato della destra sociale pensano che solo un
simbolo basti a meritare un voto. E i programmi? E la politica nei territori? I
confronti? La vicinanza a chi già lotta tutti i giorni? Le personalità
discutibili a cui si riferiscono? Come si possono accettare coalizioni solo per
fare un risultato elettorale ricadendo nello stesso errore? Perché puntare solo
a vincere e non ad un buon governo che risollevi l’Italia dal pantano in cui
giace? Perché non si ammette che si è già stati al governo e si è fatto ben
poco, quando invece molto si poteva e si doveva fare!?
Fortunatamente una cosa
non hanno potuto distruggere, L’IDEA, che non è in vendita e resiste anche alla
viltà ed al tradimento che hanno portato alla disgregazione di una destra
sociale storica.
La Destra è una cosa
seria, in nome di un’idea in passato sono morti dei giovani, intere generazioni
hanno militato ed hanno creato movimenti culturali che hanno incentivato la
cultura, la lotta alla droga ed allo spaccio, la lotta alla mafia, hanno
lottato per una giustizia sociale e per tornare a chiamare l’Italia Patria.
La Destra non è becero
populismo di comodo.
La Destra non si accoda a
nessun treno altrui per il semplice scopo del consenso o del potere.
La Destra ha una sua
cultura e una sua identità che è quella italiana.
La Destra non è IO ma
NOI.
La Destra non ha bisogno
di “mode” ma di esempi di cui la sua storia ne è piena.
La Destra non rinnega e
non restaura.
La Destra è patriottismo.
La Destra è tra la gente
sempre.
La Destra sa riconoscere
i suoi errori.
La Destra o è coraggio o
non è! E noi oggi questo coraggio non lo vediamo!
La Destra è un’IDEA che
diventa AZIONE.
-SONNINO IN AZIONE-